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Ethereum: Cos’è, caratteristiche e come funziona

Ethereum è considerato il più grande candidato alla rincorsa di Bitcoin, sia per la sua tecnologia che per la capitalizzazione di mercato.

Regina delle altcoin, è seconda per capitale investito (prima c’è Ripple) ma fino a poco tempo fa è stata stabilmente al primo posto tra le alternative al BTC.

Ethereum non è solo una criptovaluta, ma un network decentralizzato decisamente più innovativo ed in grado di assolvere compiti molto complessi grazie al sistema degli smart contracts: insomma, c’è molto da dire per cui addentriamoci all’interno di questa realtà per scoprire tutto ciò che offre, sia a chi vuole farne parte che ai soli investitori o speculatori.

Ethereum in parole semplici

Il fondatore di Ethereum, Vitalik Buterin, ha creato questo progetto nel 2012 per espandere i confini delle criptovalute.

Cominciamo elencando quel che rimane del loro funzionamento:

  • La possibilità di eseguire transazioni economiche con costi minimi per compiere l’operazione
  • Il fatto che chi invia e riceve Ethereum rimane anonimo
  • Tutto il discorso legato alla tecnologia blockchain

Quello che cambia, in sostanza, non va a modificare la natura del progetto ma ad aggiungere delle caratteristiche che non sono presenti nei sistemi come Bitcoin:

  • Con Ethereum si ha accesso ad unarete parallela, come fosse un internet separato da quello canonico, in cui esistono siti web di ogni genere che non esistono altrove
  • Grazie agli smart contracts, contratti intelligenti in grado di regolarsi da soli tramite gli algoritmi, è possibile costruire relazioni economiche complesse che vanno oltre la semplice transazione
  • Tutto quello che avviene all’interno della rete Ethereum è registrato su blockchain, il che elimina la necessità di avere reciproca fiducia quando si compie un acquisto o si stringe un patto di natura economica con qualcuno

Ora che abbiamo fatto chiarezza sulla natura di Ethereum, puoi capire il motivo per cui sempre si ricorda che questa è una rete decentralizzata e non una criptovaluta.

La criptovaluta vera e propria è Ether, ovvero il sistema di pagamento con cui vengono concluse tutte le transazioni all’interno della rete; in particolare, lo sviluppo di siti, app decentralizzate e via dicendo all’interno della rete Ethereum richiede del gas.

Questo gas può essere acquistato con gli Ether, ed ecco che in qualche modo il tutto rimane ancorato ad una sola criptovaluta anche se il progetto in sé è di più ampio respiro.

Come funziona Ethereum

Puoi immaginare Ethereum come unapiattaforma che non ha sostanza.

Sostanzialmente non esiste un “Ethereum” ed il nome che ricorda l’etere ne è già una dimostrazione empirica.

Ethereum è un modo per integrare la blockchain, la decentralizzazione, il pagamento in criptovalute e l’anonimato in qualsiasi forma di “cosa” collegata ad internet.

Facebook potrebbe essere ricostruito all’interno di Ethereum, i casinò online, praticamente qualsiasi cosa.

“All’interno di Ethereum” non significa in un posto preciso, né virtuale né ovviamente fisico, ma all’interno di quell’universo di applicazioni, software, siti web e più in generale di quella community che si appoggia alla sua tecnologia.

Sostanzialmente funziona così:

  • Immaginati di essere uno sviluppatore che vuole dar vita ad una gioielleria online, ma proprio perché vendi beni costosi hai bisogno di massima fiducia da parte degli utenti
  • Decidi di risolvere il problema della fiducia adottando la tecnologia blockchain, in quanto rende trasparenti le transazioni. Vuoi che lo strumento si regoli in questo modo:
    • Quando ti arriva un pezzo in magazzino, vuoi che tutti vengano a conoscenza del fatto che è in vendita, inserendo all’interno della scheda prodotto tutte le sue caratteristiche autenticate dal fornitore
    • Quando un cliente acquista un pezzo, la sua spedizione viene tracciata fornendo la possibilità al corriere di accedere alla blockchain per autenticare questa spedizione
    • Solo una volta che sia tu che l’utente siete sicuri che il pezzo corretto sia giunto alla destinazione corretta, vuoi che il pagamento a tuo favore venga effettuato in automatico
    • Sei molto soddisfatto della soluzione a cui hai pensato, ma sai bene che per creare una blockchain così complessa ti serviranno decine di migliaia di euro
    • Anziché sviluppare una tua blockchain, puoi adattare con uno sforzo decisamente minore la tecnologia già offerta da Ethereum per funzionare in questo modo

La possibilità di dare al cliente un controllo totale sulla tua filiera produttiva e garantirgli di non pagare fino a quando non avrà effettivamente ricevuto l’oggetto desiderato non è per niente cosa da poco.

Il fatto che i pagamenti vengano effettuati in Ether, all’interno di un quadro così evoluto, diventa quasi secondario. Sarà l’evoluzione del progetto Ethereum nel suo complesso a decretare le sorti della criptovaluta, difficilmente il contrario.

Gli Smart Contracts

Quella che abbiamo visto nell’esempio della gioielleria online è una tipica applicazione degli smart conctracts.

Esaminiamoli un po’più da vicino per capire in che modo Ethereum li gestisca sulla base di blockchain e perché dovrebbe essere meglio farlo in questo modo anziché utilizzando i tradizionali server centralizzati.

Per prima cosa, devi sapere che i contratti intelligenti funzionano sulla stessa logica di tutta la programmazione di qualsiasi software.

In poche parole, sono delle applicazioni che agiscono in modo preimpostato sulla base di evenienze: se succederà A, allora succederà B; se invece non succedesse A, allora succederà C.

Ripensa all’esempio precedente:

  • Se il fornitore darà conferma della qualità del prodotto, pubblicherò la scheda di vendita con tutti i dettagli tecnici approvati
  • Se pubblicherò la scheda, gli utenti potranno ordinare il prodotto
  • Se il prodotto giungerà correttamente al cliente, mi verranno riconosciuti i soldi del prezzo che avevo impostato per il prodotto

Questa architettura informatica prevede che le due parti vengano tutelate da una serie di conferme.

Anche i fornitori ed il corriere, quindi, devono partecipare attivamente alle conferme; niente fin qui che non possa essere fatto con un’architettura centralizzata.

Ecco però il problema: se io centralizzassi la comunicazione, dicendo io stesso che il fornitore ha confermato la qualità della merce che trovi descritta nella scheda prodotto o che il corriere ha ricevuto il pacco, potrei mentire.

L’utente dovrebbe nuovamente ricorrere alla fiducia per fidarsi di queste mie affermazioni; tramite blockchain, invece, il cliente può verificare questi passaggi in modo trasparente.

Ether, la criptovaluta di Ethereum

Ether è la criptovaluta con cui avvengono gli scambi nella rete Ethereum, come abbiamo già accennato.

Adesso invece ci concentriamo su quali siano le sue caratteristiche ed in che modo questa possa essere considerata un notevole passo in avanti tecnologico rispetto a Bitcoin.

Non dimenticare che il fondatore del progetto, Vitalik Buterin, prima di crearlo ha fondato e collaborato per anni con la redazione di Bitcoin Magazine, anni in cui le criptovalute erano ancora sconosciute alla grande maggioranza delle persone.

Differenze rispetto a Bitcoin

Non possiamo fare a meno di considerare, almeno per ora, Bitcoin come metro di paragone per i confronti tra criptovalute.

Le principali differenze tra questa ed Ethereum sono:

  • Numero illimitato di Ether: non è previsto un numero massimo di Ether che possono essere minati, anche se questa decisione non ha proprio portato agli effetti desiderati da Buterin. Proprio il fondatore dell’intero sistema ha proposto, a maggio 2018, un EIP (Ethereum Improvement Proposal) in cui chiedeva agli utilizzatori della rete se volessero passare ad un sistema chiuso con un numero massimo di monete fissato a 120 milioni. La proposta non ha ricevuto l’approvazione della maggioranza dei votanti e di conseguenza, data la natura democratica di Ethereum, non è stato posto alcun freno ai miners
  • Velocità di transazione: Una transazione effettuata con Bitcoin richiede circa 10 minuti prima di essere correttamente convalidata, in quanto questo è il tempo medio di formazione di un blocco. Abbiamo già discusso in altre guide di come questo rappresenti di fatto un limite alla possibilità che la moneta virtuale di Satoshi Nakamoto possa minacciare l’uso dei contanti. Ethereum, invece, grazie alla decisione di creare dei blocchi più piccoli e di favorire un processo di mining più snello, consente di vedere le transazioni correttamente aggiunte alla blockchain in circa due minuti e mezzo.
  • Impatto ambientale: Sempre grazie al protocollo di verifica utilizzato dai miners, minare Ethereum non richiede un grande dispendio di corrente elettrica. Questo è uno degli aspetti più critici di Bitcoin, che invece necessita di grandi risorse in termini di potenza di calcolo e dispendio di corrente.
  • Lancio di ICO: Tecnicamente questo aspetto si potrebbe legare di più al discorso delle app decentralizzate e a quello degli smart contracts, ma a conti fatti i suoi risultati si vedono prevalentemente legati alla criptovaluta Ether. Questa, potendo essere scambiata su network interni ad Ethereum, garantisce a chi lancia una ICO di poter raccogliere fondi in Ether per capitalizzare i token che intende distribuire. Prima del lancio, infatti, la blockchain su cui gireranno i nuovi token non è ancora operativa; ne serve un’altra che elimini la componente della fiducia prima che lo possa fare mentre i fondi vengono raccolti e lo si può fare proprio appoggiandosi a quella di Ethereum. Gli investitori dovranno quindi scambiare i loro euro con gli Ether e poi gli Ether con i token della ICO.

Già per confronto si riesce ad inquadrare come sia strutturata Ether.

Scendiamo però un pochino di più nei dettagli per capire in che modo sia stata costruita l’architettura informatica e finanziaria con cui questi vengono scambiati.

Mining e protocollo di verifica

Il mining di Ethereum funziona sulla base di un protocollo proof-of-stake.

Se ti sembra di saperne quanto prima, ecco una spiegazione molto semplice.

Le prime criptovalute, come Bitcoin, Litecoin e Bitcoin Cash funzionano sulla base di un protocollo di verifica proof-of-work.

In pratica, le transazioni vengono verificate attraverso una serie di calcoli molto complessi e i miners competono tra loro per minare i blocchi: poiché soltanto il primo a risolvere il blocco riceve la ricompensa, non si può fare altrimenti.

All’aumentare dei miners aumenta la difficoltà dei blocchi, il che rende questo processo sempre più competitivo e sempre più dispendioso.

La potenza di calcolo, infatti, si traduce in hardware costosi da acquistare e che richiedono grandi quantità di energia elettrica per funzionare.

Ethereum, anziché mettere i minatori in competizione per risolvere i blocchi, assegna direttamente ad uno di loro il compito di verificare le transazioni.

Siccome i blocchi sono decisamente più semplici da risolvere di quelli di Bitcoin, basta un computer con delle buone caratteristiche tecniche per risolvere il blocco e nient’altro.

Il miner viene ricompensato per la sua opera con l’emissione di nuovi Ethereum e con le commissioni di negoziazione pagate dagli utenti.

A questo punto potresti chiederti in che modo vengano scelti i miner.

L’algoritmo assegna i blocchi sulla base di due fattori:

  • L’attività del nodo
  • Il suo numero di Ether

Questo è un sistema molto intelligente: Ethereum incoraggia i nodi ad acquisire più Ether e a farli circolare.

In questo modo si limitano al massimo i semplici accumulatori, che desiderano minare soltanto per poi riconvertire la criptovaluta in denaro fiat, perché il network stimola gli utenti a comprare e vendere usando la sua criptovaluta.

Allo stesso tempo incoraggia le persone ad avere tanti Ether, andando così a puntare sull’accumulo di questi piuttosto che di denaro fiat.

Investire in Ether conviene?

Da quando Ripple ha iniziato a dimostrare che il sorpasso della sua capitalizzazione a discapito di Ethereum non è semplicemente un trend di mercato passeggero, in molti si sono chiesti se sia ancora il caso diinvestire in Ether.

Effettivamente il crollo delle criptovalute nel 2018 ha pesato particolarmente su questo progetto, che non ha tirato il fiato neanche quando Bitcoin ed altre crypto hanno avuto dei ritracciamenti positivi.

A fronte di questa cosa, è chiaro che ci sia scetticismo da parte degli investitori.

Gli appassionati di criptovalute che si interessano in modo approfondito di questo universo, tuttavia, rimangono più ottimisti sull’outlook di Ethereum rispetto a quanto non lo siano, ad esempio, su Bitcoin.

Il motivo risiede sostanzialmente nell’integrazione degli smart contracts all’interno di questo network, che lo rende in grado di assolvere compiti molto complessi per i quali la domanda non è ancora veramente stata espressa.

Quando in futuro vedremo le applicazioni pratiche dell’Internet of Things, che per il momento rimane più argomento di ricerca che di economia aziendale, anche i contratti intelligenti ritorneranno sotto le luci della ribalta con o senza criptovalute annesse.

D’altra parte, però, è innegabile che sia proprio Ethereum il vessillo degli smart contracts; costruire nuovi network decentralizzati avrebbe poco significato quando, con bassissimi costi di intermediazione, è possibile rivolgersi direttamente alla Ethereum Virtual Machine.

A fronte di tutte queste considerazioni possiamo dire che, ad oggi, investire in Ethereum non sia ancora una grande idea.

Il crollo momentaneo dovuto alla speculazione ossessiva del 2017 non è ancora davvero finito, mentre i capitali dovuti ai progetti concreti sui contratti intelligenti non hanno ancora iniziato ad affluire.

Dovremo sostanzialmente attendere di vedere nuova linfa vitale negli investitori del mondo ICO e delle startup decentralizzate per capire quando sarà nuovamente il momento di rivolgerci ad un exchange e comprare Ether.

Malgrado non sia ancora il momento di investire sull’orizzonte di lungo termine, tuttavia, la nostra redazione è attiva pressoché quotidianamente nella speculazione di breve periodo.

Non stiamo parlando di acquisto delle monete vere e proprie, ma del trading su Ethereum: dal momento in cui questo ci consente anche di vendere le criptovalute allo scoperto ottenendoprofitti dai ribassi di prezzo, anche un progetto che in questo momento sta affrontando un periodo di difficoltà può rivelarsi una buona fonte di speculazione.

Dentro la Ethereum Virtual Machine

Ora che abbiamo chiarito meglio gli aspetti di Ethereum inerenti alla criptovaluta in sé, gli speculatori sono soddisfatti.

Veniamo invece agliaspetti tecnici che interessano di più alle persone effettivamente appassionate dieconomia decentralizzata, per capire in che modo Ethereum sia riuscito a diventare un network così integrato e complesso.

In termini tecnici, sì, ma non incomprensibili: cercheremo di rendere tutto il più semplice possibile ma senza tralasciare gli aspetti importanti.

Cos’è la Ethereum Virtual Machine

Sostanzialmente la Ethereum Virtual Machine, più spesso abbreviata in EVM, è una enorme macchina virtuale composta da tutti i computer e tutti i dispositivi più in generale collegati alla rete Ethereum.

  • É virtuale, nel senso che non è una macchina sola ma una rete di macchine collegate in modo peer-to-peer, ovvero direttamente tra loro senza l’intermediazione di un server centrale; la regolazione della rete avviene ovviamente tramite blockchain.
  • É una macchina, nel senso che è in grado di leggere ed eseguire del codice.

Tutto quello che Ethereum è stato in grado di diventare, è semplicemente dovuto a queste due caratteristiche della sua virtual machine.

Come funziona la EVM

La EVM funziona sul modello con cui è costruito in generale internet.

Chiunque può acquistare uno spazio al suo interno, come chiunque può acquistare un dominio sul web tradizionale su cui creare un sito web.

Questo spazio viene pagato con il gas, che si acquista logicamente pagando in Ether.

La differenza riguarda il “posto” in cui viene ospitato questo spazio.

Nel caso di un dominio sul web tradizionale, lo si acquista da un servizio di hosting che lo ospiterà su uno dei suoi server; nel caso di Ethereum, invece, ad ospitare lo spazio acquistato saranno tutti i dispositivi connessi alla rete, gli stessi che presteranno la potenza di calcolo al progetto.

In poche parole, lo spazio viene ospitato direttamente sulla EVM.

All’interno dello spazio acquistato è possibile creare qualsiasi cosa.

Si scrive del codice, esattamente come il codice che serve ad eseguire un sito web, che viene compreso dalla EVM e da tutti i dispositivi connessi ad essa. Con il codice si può scrivere praticamente qualsiasi cosa, ma sostanzialmente possiamo dividere i suoi utilizzi in tre categorie:

  • Smart contracts
  • Siti web
  • App decentralizzate

Siti e app decentralizzati

Abbiamo già visto il modello con cui funzionano gli smart conctracts, ma non quello con cui Ethereum consente di creare siti web e app decentralizzate.

In realtà, però, il tutto è molto simile: anche in questo caso, infatti, la rete è in grado di eseguire il codice e far sì che ad ogni azione dell’utente corrisponda una reazione della piattaforma.

L’unica differenza sostanziale riguarda la potenza di calcolo: un contratto intelligente è poco codice che si esegue facilmente, anche perché riguarda pochi utenti.

Una app complessa – pensa ad esempio a Instagram – richiede decisamente più spazio di archiviazione e altrettanta potenza di calcolo.

Sarebbe ingiusto far pagare uno spazio che ospita un contratto intelligente quanto uno spazio che ospita una app decentralizzata ampiamente usata dagli utenti.

Per gestire meglio questo aspetto, Ethereum ha stabilito un prezzo in gas per la manutenzione dello spazio che si basa proprio sulle esigenze dello spazio stesso.

Maggiore la potenza di calcolo, maggiore il costo in gas; idem per quanto concerne lo spazio di archiviazione.

Conviene creare siti e app decentralizzati?

Se sei uno sviluppatore e non uno speculatore, potresti essere più interessato allo sviluppo di un progetto decentralizzato che non all’acquisto di criptovaluta.

La risposta, in questo caso, è semplicemente dipende.

Dipende da chi sei, anche se è brutto da dire, perché per quanto Ethereum sia una rete perfettamente democratica ad usarla davvero fino in fondo sono in pochi.

Quelli che lo fanno sono parte delle stesse community e avere l’appoggio di questi gruppi è fondamentale per la buona riuscita dell’iniziativa.

Ci sono notizie di ICO davvero incredibili lanciate con Ethereum.

Siti e app che hanno riscosso un successo finanziario incredibile, ma che al contempo sono riuscite a soddisfare gli investitori soltanto per poco tempo; tra le più interessanti, c’è stata una specie di Uber che funziona su una rete blockchain che teoricamente dovrebbe essere in grado di eludere le limitazioni locali alla possibilità di utilizzare questo servizio.

Il problema è chegli utenti non sono ancora abituati ad utilizzare del software decentralizzato, che richiede un impegno non indifferente per essere compreso; gli smartphone non hanno ancora sufficiente spazio di archiviazione per ospitare delle blockchain pesanti e più in generale non sembra che nel breve termine le app decentralizzate arriveranno ad interessare granché l’utente medio del web.

Quale futuro per Ethereum? Ecco i limiti del progetto

L’unica domanda a cui ci rimane da rispondere è quella che riguarda le prospettive future di questo progetto decentralizzato e della sua criptovaluta.

In particolar modo, perché il dominio di Ethereum nel mondo degli smart conctracts è seriamente minacciato da tecnologie alternative che:

  • Abbreviano il tempo necessario per la verifica di una transazione, rendendo l’intervallo di tempo tra l’invio e la conferma pressoché nullo
  • Permettono la creazione di contratti decentralizzati utilizzando degli editor più semplici, che non necessitano di grandi skill di programmazione

Effettivamente quello che ci manca da discutere sono proprio i limiti di questa rete che, per quanto innovativa, è in realtà soggetta a forti limitazioni tecnologiche se paragonata a progetti nati in tempi più recenti.

Gestione della fiducia

Tecnicamente gli smart contracts, l’anima di Ethereum, dovrebbero eliminare ilproblema della fiducia da qualsiasi negozio di natura patrimoniale.

In realtà, però, questo è vero soltanto per una ristretta cerchia di utenti che non si lascia scoraggiare dalla difficoltà tecnica della scrittura digitale dei termini contrattuali; altri preferiscono delegare a terzi la creazione della versione digitale dei contratti, ma a conti fatti si tratta di una soluzione che richiede fiducia nei confronti di questo intermediario.

Fiducia per fiducia, tanto varrebbe a questo punto utilizzare un software centralizzato anziché ricorrere ad un sistema blockchain.

Per far sì che le persone non necessitino più, in futuro, di una intermediazione per la creazione dei loro contratti digitali, sarà necessario dar vita a dei sistemi di agevolazione nella codifica.

All’interno di Ethereum questo sarebbe possibile creando delle app decentralizzate con cui scrivere i contratti anche senza essere dei programmatori: a questo punto, però, interverrebbe la necessità di fiducia nei confronti della app.

Ecco perché, a conti fatti, la scalabilità di Ethereum trova un forte limite nella complessità della rete stessa.

Tasso di inflazione

Ethereum non ha un numero massimo di token che possono essere minati e questo, per la verità, non è un bene.

Dal momento in cuiil tasso di inflazione non ha un limite per via delle continue ricompense rilasciate ai miner, il valore di Ether è soggetto ad un’erosione piccola ma continua che pesa particolarmente nei momenti di scarso interesse da parte degli investitori.

Nel caso in cui il valore della criptovaluta non variasse per i semplici fattori legati alla domanda e offerta di mercato, infatti, lo farebbe a causa del tasso di inflazione: questo scoraggia gli investitori dall’idea di investire in Ethereum.

Come abbiamo accennato in precedenza, in realtà questo problema è stato già affrontato a viso aperto dal fondatore Vitalik Buterin.

La sua proposta di imporre un tetto al numero di Ether in circolazione non è però stata approvata dalla maggioranza degli utenti attivi e di conseguenzala modifica nell’algoritmo che gestisce il mining non è avvenuta.